Prodotto in 150 esemplari in versione Ketch e Sloop, il Santorin dei cantieri Rochelais Amel, è un cruiser d’altura di lusso, pensato per viaggiare a equipaggio ridotto. Estremamente robusto e riccamente equipaggiato, poiché i cantieri proponevano unità “full optional” di standard, il Santorin segnava, al momento del suo varo nel 1989, il ritorno della gamma Amel a imbarcazioni di dimensioni più piccole (comunque sempre 46’) e con armo a sloop. Annunciava così di aver ormai virato dall’armo a Ketch a quello a Sloop, ormai l’unico disponibile sugli Amel 50 e 60’.
Guidati dalla volontà del fondatore, “Il capitano” Henri Amel, di realizzare delle barche a vela da viaggio robuste, comode e facili da condurre a equipaggio ridotto, gli Amel occupano un posto a parte sul mercato dei cruiser, cosa che garantisce loro una forte personalità.
1. Barche a vela robuste
È evidente nel corso di ogni giro intorno al mondo: il rischio di collisione con un oggetto galleggiante non identificato è reale. Le imbarcazioni Amel sono munite di comparti stagni, indipendenti gli uni dagli altri. In caso di urto e di allagamento, si può limitare il danno al comparto interessato preservando gli altri, così come batterie, pompe ed equipaggiamenti elettronici.
Lo scafo del Santorin è suddiviso in non meno di 5 comparti stagni.
La robustezza e la qualità di costruzione saltano subito all’occhio non appena si sale a bordo. Dei pulpiti interamente in inox (senza cavi), continui, che corrono da poppa a prua, sono in grado di impedire a un peso massimo di cadere in acqua. Le loro piastre sono montate su un listone massiccio. Lo spessore dei materiali impiegati sul ponte e per i gavoni (giganteschi, due gavoni a prua) è nettamente maggiore rispetto a quello cui siamo abituati sulle unità di alta gamma. I passavanti presentano un rivestimento sintetico, che evita la fastidiosa manutenzione dei legni naturali.
2. Barche a vela marine
Il termine “marino” per Henri Amel rivestiva diversi significati. I cantieri volevano realizzare un’imbarcazione sicura, facile da condurre in due ed efficace a vela. Il pozzetto centrale molto profondo, protetto da un parabrezza sormontato da un tettuccio rigido offrono alla barca l’inconfondibile look “Amel”.
Al di là del look, comunque, questo pozzetto assomiglia di più a quello di un “timoniere” che a quello di una barca a vela convenzionale. La protezione è totale per lo skipper che timona seduto su un sedile imbottito. La protezione è eccellente dovunque ci si trovi nel pozzetto. I bordi liberi sono alti. Dal proprio posto, perfettamente all’asciutto, si hanno tutti i comandi sotto mano.
Sul Santorin non occorre correre ai piedi dell’albero per prendere un terzarolo. Non occorre neppure un altro paio di braccia: la randa sull’avvolgifiocco e il winch self tailing di serie permettono di svolgere questa manovra molto facilmente! C’è una bella differenza rispetto a un sistema a presa di terzarolo classica dove occorre andare a fissare la gassa al piede dell’albero…
Anche il genoa è montato sull’avvolgifiocco e dispone a sua volta di un winch elettrico per la regolazione. Sempre sul quadro di bordo, il comando remoto del verricello. Sapendo che molto spesso il membro dell’equipaggio incaricato dell’ancora non è esperto in materia, perché non spostare sempre questo comando al pozzetto o su un telecomando? Infine troviamo quello dell’elica di prua, ritraibile, per un’efficacia ottimale in manovra e per preservare lo scivolamento.
Il grande timone a ruota rivestito in pelle, un indicatore di andatura, i comandi motore a portata della mano sinistra, i fari, due porta bicchieri e una campana completano il quadro di un posto di pilotaggio stile “pullman”.
Una barca a vela marina è anche una barca a vela di facile manutenzione. Sul Santorin si accede al motore sollevando il pagliolo del pozzetto per scoprire una vera e propria “sala macchine”; il pilota automatico è accessibile dietro un pannello, dall’interno, così come il sistema di cremagliere del timone (duro).
Una barca a vela marina dispone di un motore potente. Qui troviamo un Perkins da 60 HP montato sulla linea d’asse. Una linea d’asse che dispone di un alternatore in serie!
Una barca a vela marina è anche un’imbarcazione che può trasportare diverse attrezzature e dispone di numerosi spazi di stivaggio. Qui troviamo spazi di stivaggio a profusione, il tavolo da carteggio offre un vero spazio di lavoro e lo skipper durante la navigazione può disporre di una cuccetta di guardia nel quadrato.
Naturalmente, tutte le cuccette possono essere dotate di dispositivi anti-rollio.
3. Una barca a vela comodissima dalle finiture di alta gamma!
Se all’esterno il comfort si coglie solo tramite la qualità delle sedute e delle finiture, quando si scende nel Santorin, la qualità dei rivestimenti stupisce! Io che sono abituato alle unità di alta gamma sono rimasto impressionato da questo Santorin di 28 anni di età. La sua proprietaria ricorda i 12 strati di vernice di fabbrica…
Ma una bella vernice fa effetto su finiture eseguite alla perfezione. Qui si tratta di mobili che sono veri e propri capolavori d’ebanisteria, i gatti sono massicci, gli spessori importanti e tutta la chincaglieria è di prima qualità. Il tavolo del quadrato, che contiene un bar nella base, sembra estremamente solido. Non è uno di quei tavoli che andrebbe in mille pezzi sotto il mio peso senza un minimo di rollio come è avvenuto piuttosto di recente con quello di una produzione tedesca…
Il comfort è anche rappresentato dal fatto di non dover scegliere tra una lista interminabile di optional, ma di disporre di una barca ben attrezzata di standard (con un livello di prezzo proporzionale) offrendo randa e genoa su avvolgifiocco elettrico, riscaldamento, alternatore d’albero, tangoni, sistemi di estintori automatici, pilota automatico, elettronica…
4. Un piano classico ma con una cuccetta di guardia
Il piano interno comporta a prua una cabina doppia a V, con un abbondante spazio di stivaggio nella parte alta e un bagno con doccia.
Il quadrato al centro dell’imbarcazione presenta un tavolo ripiegabile a tribordo che consente di liberare spazio o di accogliere 8 persone. Troviamo un portabicchieri montato su giunti a cardano.
A babordo, c’è anche la cuccetta di guardia. Sulla parte posteriore del quadrato, si trova la cucina a L.
Sul lato della discesa, troviamo lo spazio di navigazione con uno sgabello, un vero tavolo da carteggio, un mobile a cassetti e tutti i comandi elettrici.
Dietro al tavolo da carteggio si estende un corridoio con tre ampie scaffalature su ciascun lato. Su alcune imbarcazioni, un lato di tale corridoio è stato trasformato in studio.
Infine, la cabina posteriore, con cuccette separate, offre luminosità e spazio e dispone a sua volta del suo bagno privato con un grazioso mobile da toeletta, magnificamente realizzato come del resto tutti i lavori di falegnameria a bordo.
5. Il collaudo del Santorin
Avendo appuntamento per questi due giorni di collaudo al “molo degli Amel” del porto di Hyères, mi chiedevo se questo appellativo non fosse un tantino esagerato. Tutt’altro! Nel 2011 ci sono non meno di 12 Amel allineati come in parata. Amel 54, Super Maramu 2000, Super Maramu, Santorin ketch, sloop… Ce n’è per tutti i gusti e l’aria di famiglia è inconfondibile, cosa che non mi aiuta a individuare quello che aspetta me…
Quando prendo posto nel pozzetto di questo Santorin Sloop, ho la strana impressione di trovarmi ai comandi di un’imbarcazione a motore tanto l’atmosfera è diversa da quella trovata abitualmente a bordo di una barca a vela.
Regalmente installato dietro il mio parabrezza, avvio il motore e faccio uscire l’elica di prua. Una volta mollati gli ormeggi, esco dal posto barca e faccio ruotare l’imbarcazione sul posto. Lascio il porto e il programma per questi due giorni prevede un’andata-ritorno Hyères-Cap Lardier. La barca viaggia benissimo a motore 8 nodi a 3000 giri e 7,2 a 2400 giri, andatura di crociera. Fortunatamente, il meteo di questa mattina ci offre un forza 4 con un mare poco mosso, ma per domani ce ne aspettiamo 6! Evviva!
Spiegare la randa elettricamente è un vero gioco da ragazzi, così come cazzarla dal winch elettrico installato sulla barca a vela. La manovra elettrica del genoa segue altrettanto facilmente. Eseguo queste manovre comodamente seduto dietro il parabrezza, senza nemmeno sentire il vento sul mio viso! Spiego tutto il genoa e la randa da solo, in appena due minuti. La posizione del timone è sorprendente e, con meno tangheggio, assomiglia un po’ a quella di un catamarano. A proposito di tangheggio: un indicatore graduato dal fascino d’altri tempi lo indica con precisione. Uscendo dalla baia con un vento da est, rimango a vele spiegate per un primo lato di bolina in direzione dell’isola di levante. Con questa andatura, all’uscita dalla baia, siamo un po’ troppo telati. Pazienza! Metto la barca sopravento, inserisco il pilota automatico, lasco la scotta con una mano e con l’altra utilizzo il comando elettrico della randa per prendere una mano di terzarolo. Riprendo la mano; tutto questo ha richiesto meno di un minuto e ho preso una mano di terzaroli, da solo, senza nemmeno sentire fisicamente gli elementi…
Non c’è che dire, la protezione del pozzetto degli Amel non è una leggenda. Di bolina (40° di vento), con vento a 15 nodi, il genoa spiegato e un terzarolo raggiungiamo gli 8 nodi quasi immediatamente. Ci vogliono 80° alla barca per virare, non male per una barca a vela armata di una randa non steccata.
La barca è impaziente, ma non troppo, è piacevole. Le sensazioni al timone, invece, non sono un granché. La trasmissione a catena ha qualcosa a che fare con questo. In ogni caso, i Santorin non sono barche da regata, ma cruiser di lungo corso su cui si lascia timonare il pilota automatico o il regolatore di andatura.
6. Ritorno all’andatura portante!
Dopo una notte all’ancora e una meritata zuppa di pesce, è il momento di fare ritorno a Hyères. Questa mattina il vento ha rinforzato, sempre 6 beaufort e onde da 1,5 a 2 m.
Ci mettiamo in marcia con prudenza, con una mano di terzaroli al genoa e alla randa. Con 25 nodi di vento, la barca non avanza ad andatura portante con questo guardaroba. Passiamo a vele spiegate, sempre con la stessa facilità, e le 13 tonnellate a carico del motore calano su un lato, trattenute dalle 4 tonnellate di zavorra del bulbo sotto lo scafo.
8, 9 e 10 nodi con le onde! La barca viaggia veloce e timonare con l’onda è sempre un grande piacere, anche se le sensazioni non sono quelle di una crociera.
In compenso, quando si prende l’onda, ben protetti dal parabrezza e dalla calotta, non ci bagna NEPPURE UNO SPRUZZO. Siamo perfettamente al riparo e a me dispiace: amo tirare fuori gli stivali, la salopette e la cerata che resteranno qui, malgrado il tempo, nella mia borsa!
Almeno non li dovrò pulire! Magra consolazione…
L’esperienza di manovrare da soli una barca a vela di bolina tra le onde senza ricevere neppure una goccia di acqua di mare sugli occhiali dal proprio posto di timoniere può sembrare sconcertante, a un primo impatto, ma il programma di questa barca a vela non prevedeva la grande crociera, gli orizzonti lontani, l’altro capo del mondo? Del resto, non si incrocia sempre un Amel all’ancora nei luoghi più remoti? Non è in sole 48 ore che si possono apprezzare a fondo tutti i vantaggi di una barca come questa, ci vorrebbe come minimo una traversata atlantica per farlo… Ma né la sua proprietaria, né mia moglie sono pronte a cambiare immediatamente programma… Peccato!!!
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L’articolo di collaudo dell’imbarcazione è stato redatto da François Meyer.